Anna: Carcinoma al seno G3 multifocale guarita con il Metodo Di Bella

L’anno scorso di questi tempi ero in preda alla disperazione perché a fine agosto 2019 mi è stato riscontrato un carcinoma G3 infiltrante con 4 focolai nel seno destro (due focolai di 3 centimetri uno da 2 cm e l’ultimo di poco meno di un cm) e in ascella alcuni linfonodi oltre i 3 centimetri. Potete capire la mia disperazione una ragazza di 42 anni che cerca un secondo figlio e scopre di avere un cancro così invasivo.

Il mio calvario era in realtà iniziato quasi un anno prima con una mastite al seno e uno stato di malessere permanente. Da qui è iniziato una serie di leggerezze ed errori da parte degli specialisti ai quali mi sono affidata.

Prima la mia ginecologa che ha minimizzato la situazione indirizzandomi verso un endocrinologo il quale pur costatando un valore di prolattina alle stelle ha anch’esso minimizzato la situazione fino ad arrivare alla senologa che mi ha fatto la mammografia a febbraio 2019 e che pur riscontrando delle microcalcificazioni diffuse non ha dato alcuna indicazione se non quella di ripetere l’esame da lì ad un anno.

LA SCOPERTA

Per fortuna non mi sono fidata perché le sensazioni non erano buone e ho iniziato a sentire al tatto dei linfonodi ingrossati e dei noduli nel seno dx sempre più grossi quindi senza aspettare un anno come da indicazione medica ho riprenotato una mammografia dopo soli 5 mesi nello stesso ospedale dove avevo effettuato la precedente. Qui la situazione diventa paradossale in quanto nonostante l’impegnativa si rifiutano di farmi l’esame in quanto a detta loro è passato troppo poco tempo e non ha senso ripetere l’esame e quindi nonostante sia arrivato il mio turno vengo invitata ad uscire in malomodo dicendomi che mi guarderanno solo se avanzeranno tempo alla fine. A questo punto eravamo quasi sul punto di andare via, irritati dalla situazione, ma decidiamo di pazientare e quasi 90min dopo mi richiamano dentro dove la situazione precipita.

Infatti, durante l’esame mi accorgo che qualcosa non va perché vedo un po’ di agitazione nel radiologo addetto al macchinario che da lì a poco richiama la senologa (che guarda caso è la stessa che mi aveva visto 5 mesi prima) e dopo aver fatto anche un’ecografia oltre alla mammografia mi danno la cattiva notizia: Cancro multifocale terzo stadio con interessamento dei linfonodi. A questo punto chiamano dentro anche mio marito che stava aspettando fuori che entrando capisce già dalle mie lacrime che la situazione è grave.


Vista la situazione la senologa inizia a fare pressione per effettuare subito una biopsia ma tra lo sgomento e la ormai totale mancanza di fiducia nei confronti della struttura e del team di medici che ci aveva seguito decidiamo di andare via e di sentire un altro parere.

Così ci affidiamo ad un senologo (di cui avevamo sentito parlare molto bene) in un’altra struttura ospedaliera e da lì iniziamo quello che loro chiamano “percorso” sempre più consapevoli che la destinazione sarà terribile.

Prima la biopsia che conferma i sospetti: Carcinoma duttale infiltrante G3 95% Estrogeni 50% Progesterone Ki67% 27% Her2 negativo.

Sempre più spaventati effettuiamo la PET Total Body dalla quale si confermano le 4 focalità nel seno DX e dei linfonodi metastatici nella relativa ascella.

L’ospedale a questo punto dà la sentenza .... chemio neoadiuvante- mastectomia radicale demolitiva (con inserimento di espansore per la ricostruzione differita) e svuotamento cavo ascellare seguita da radioterapia, chemio adiuvante per poi finire con 5-10 anni di ormonoterapia.

Il chirurgo, che si è sempre dimostrato comunque una persona molto umana, in attesa dell’ultimo esame da fare (la angiocardioscintigrafia) ci consiglia di sentire anche un altro parere per nostra maggiore tutela.

LA RICERCA DI UNA SOLUZIONE

Così io e mio marito ci attiviamo consultando i vari luminari del nord Italia presenti nelle varie strutture, Alba, S.Anna di Torino, il centro tumorale di Candiolo e tutti prospettavano lo stesso calvario.

Nel frattempo, anche l’angiocardioscintigrafia non dà delle notizie positive in quanto un problema cardiaco sconsiglia la chemio neoadiuvante e mette un altro grosso interrogativo sulla buona riuscita dell’operazione.

Visti gli ultimi esami e dato che l’operazione non avrebbe salvato niente dell’area interessata il chirurgo ci propone di saltare la chemio neoadiuvante saltando subito all’operazione.

Oltre a questa diagnosi infausta il Senologo mi disse che nonostante tutto il mio percorso avrei dovuto pregare.... perché c’era il 30 percento di non guarigione data l’estensione e la gravità della malattia e che bisognava intervenire subito perché non c’era altro tempo da perdere

Ho capito che per molti la nostra vita non vale nulla. Non per me che sento che ho ancora molto da dare alla mia amata famiglia.

Oramai mi rassegno e con tutti gli amici e parenti che mi mettono fretta essendo passato un mese dalla prima diagnosi fissiamo l’operazione da lì a un mese circa (il 31 Ottobre).

In attesa dell’operazione decidiamo, motivati da articoli di presunti metodi innovativi, di fare anche un consulto anche allo IEO di Milano pensando che se non hanno soluzioni migliori lì è perché non ce ne sono.

Anche questa volta le speranze si tramutano in delusione in quanto i tanto decantati metodi innovativi si rivelano solo uno specchietto per le allodole e il protocollo previsto è lo stesso di tutte le altre strutture che avevamo contattato con l’aggravante che la lista di attesa si aggira attorno ai 4 mesi che possono magicamente tramutarsi in 15gg dietro al pagamento di 70.000€ per una mastectomia con ricostruzione differita.

Oramai ci sentivamo smarriti e senza più alternative, eravamo fermi in macchina nel parcheggio dello IEO con lo sguardo perso nel vuoto, a quel punto mi ricordo che tra i vari suggerimenti più disparati mi era stato dato il numero di telefono dello studio del Dott. Di Bella a Bologna di cui avevamo un vago ricordo relativo alla sperimentazione fallita di alcuni anni prima. Decidiamo di provare a telefonare per vedere ci fosse la possibilità di avere un appuntamento a breve e la dottoressa che ci risponde ci dice che la lista di attesa è molto lunga ma che se vogliamo si è appena liberato un posto la settimana dopo e così decidiamo di prenotare.

Nei giorni successivi lo sconforto è devastante, tutti i sogni per il futuro, tutta la spensieratezza, tutta la gioia di vivere sembra essere sparita. Affronto ancora il dayhospital in cui l’anestesista mi conferma che con i miei problemi cardiaci l’intervento porta con sé dei rischi molto elevati e questo non fa che aggravare le mie ansie. Inizio a pensare che potrei non veder crescere mia figlia e che potrei dover lascerei solo mio marito e prego Dio di darmi un’altra possibilità.

LA RISPOSTA ALLE PREGHIERE

E Dio mi ha ascoltato in quanto il giorno dopo affrontiamo il viaggio di quasi 400 km e ci rechiamo a Bologna allo studio del Dott. Di Bella carichi di tutte le nostre cartelle sanitarie e tutti gli esiti e dopo un colloquio in cui spieghiamo in maniera molto dettagliata la situazione alle assistenti entriamo nello studio del Dottor Di Bella. Da subito rimaniamo colpiti da un senso di solennità misto all’umiltà del luogo che rispecchia la personalità di chi sta dedicando la vita a salvare le persone e non ad arricchirsi. Che differenza con lo sfarzo di altri istituti, prima di tutti lo IEO!!!


Il colloquio con il dott. Di Bella è stato come il primo raggio di sole dopo una violenta tempesta che sembrava non finire mai. La competenza, la pace e la sicurezza che riesce a trasmettere il Dottore è stato incredibile, con estrema calma ci spiega come tutto ciò che ci è successo ha seguito una logica e con altrettanta logica esiste una strada scientifica per uscire da questa brutta situazione.

Il dottor Di Bella visto il nostro sconforto ci rassicura dicendo che ci sono tutti i presupposti per cui la cura possa avere gli effetti desiderati. Purtroppo lo stadio della malattia è troppo avanzato per evitare l’intervento (cosa che si sarebbe potuto fare se avessimo scoperto la mattia e fossimo andati da lui prima) ma dopo l’intervento, seguendo le sue indicazioni, avremmo potuto evitare sia la radioterapia sia la chemioterapia.

Ovviamente le parole del dottore hanno da subito un effetto rincuorante su di noi aprendo ad una strada che nessun’altro ci aveva proposto e che non si basava solo sul desiderio di evitare un percorso devastante come quello della chemio ma su solide spiegazioni scientifiche e dati statistici molto confortanti.

Usciamo dunque da lì con la terapia da iniziare da subito e che dovrà essere variata post operazione.

INIZIO DELLA TERAPIA PREOPERATORIA

I giorni successivi affrontiamo la cura con un po’ di preoccupazione ma con molta fiducia, gli effetti collaterali sono da subito impegnativi a livello di stomaco ed intestino ma non paragonabili a quelli che avrei dovuto affrontare con la chemio.

Nel frattempo iniziamo a conoscere alcune persone che si stanno curando con il MDB o che dedicano la loro vita ad aiutare altri, persone stupende come Davide B., Teresa P. o Chiara C. In un mondo dominato dall’egoismo sembra impossibile che persone dedichino il loro tempo ad aiutare altri a curarsi senza conoscerli o senza avere nulla in cambio. Queste persone speciali ci hanno da subito spiegato come reperire i medicinali risparmiando e raccontato le loro storie e i loro piccoli miracoli.

E così abbiamo iniziato a leggere sul fantastico gruppo Facebook tantissime esperienze di altre persone curatesi con l’MDB con dei risultati straordinari. Alcune persone addirittura curatisi senza intervento chirurgico! Questo pensiero ci faceva crescere un po’ di rabbia, con tutti gli specialisti che avevamo contattato il tempo per aggredire la malattia prima ci sarebbe stato!!!

Comunque andiamo avanti nella terapia sapendo che da lì a meno di 30 giorni avrei dovuto affrontare l’operazione di mastectomia demolitiva con svuotamento ascellare con tutti i rischi annessi.

Nel frattempo le sensazioni sono positive e così ci viene il dubbio se sia il caso di rimandare l’operazione per provare ad andare avanti con la terapia e così decidiamo di fare un’altra ecografia per verificare se ci sono state delle variazioni e così contattiamo un altro specialista a pagamento che ci conferma una riduzione delle dimensioni delle lesioni e ci consiglia di fare una risonanza magnetica con contrasto anche per verificare che la malattia non si stia allargando in zone dove la pet non riesce a vedere.

Ora mai il tempo stringe e così insistiamo per fare la risonanza quando mancano 7 giorni all’operazione e il risultato tranquillizza sulla non progressione della malattia e sulla distanza aumentata tra la lesione e la pelle ma il resto delle dimensioni non vengono riportate in referto nonostante noi le avessimo richieste (probabilmente perché l’istituto dove abbiamo fatto l’esame era lo stesso che doveva effettuare l’operazione).

LA SCELTA 

A questo punto siamo più combattuti che mai e quindi ricontattiamo il dott. Di Bella aggiornandolo sui miglioramenti conseguiti e chiedendogli se secondo lui si potrebbe tentare di rimandare l’operazione di qualche mese e una volta ottenuto il suo consenso telefoniamo al chirurgo che avrebbe dovuto effettuare l’operazione meno di 48 ore dopo dicendogli che abbiamo deciso di rimandare l’operazione provando a fare alcuni mesi di terapia ormonale a nostre spese nel tentativo di ridurre le lesioni e magari salvare i linfonodi. Il chirurgo al telefono non è ovviamente molto d’accordo ma rispetta la nostra scelta dicendo che 3/6 mesi di terapia ormonale si possono provare ma non oltre e che l’importante che la cura venga fatta bene e che non facciamo altre “cavolate tipo la Di Bella” nel qual caso ci farebbe convocare subito dall’ospedale.

Tolto questo peso e decisi a concentrarci sulla cura di comune accordo con il dott. Di Bella potenziamo la terapia (che inizialmente doveva essere preparatoria all’intervento) e troviamo un chirurgo senologo di un altro ospedale che aveva seguito in passato una nostra amica curatasi con il Prof. Luigi Di Bella con cui possiamo parlare liberamente della terapia che lui non condivide ma rispetta. Questo Senolo ci conferma che 3/6 di terapia si possono provare ma che in ogni caso sarà impossibile evitare l’operazione e così ogni 2-3 mesi torniamo da lui che ogni volta documenta un miglioramento anche se secondo lui questi miglioramenti presto finiranno e bisognerà operarsi perché anche se ridotti i 4 focolai nel seno ci sono ancora e non possono sparire solo con la terapia.

INIZIA LA PANDEMIA COVID-19

Così andiamo avanti con la terapia i controlli del sangue e le eco(una a dicembre e una febbraio) fino a che esplode il boom covid-19, lì si apre un buco nero all’interno del quale i controlli non si riescono più a fare e così, visto l’approssimarsi della scadenza dei 6 mesi dataci dall’ospedale, decidiamo di fare una risonanza magnetica con contrasto a fine aprile in un ospedale di Torino convinti che sia l’ultimo tentativo. Decidiamo che se i 4 focolai sono ancora lì procederemo all’intervento altrimenti avremo qualcosa di documentato per convincere l’ospedale a rimandare ancora. Per evitare di fuorviare il referto decidiamo di non portarci dietro il vecchio referto

Dopo una settimana dall’esame arriva l’esito 2 dei 4 focolai sono spariti e i due restanti si sono notevolmente ridotti (15mm e 12 mm) e per giunta si trovano nello stesso quadrante mentre i linfonodi si sono ridotti a 9mm dai 30mm di partenza!!! A questo punto l’operazione potrebbe essere solo più una quadrantectomia e non una mastectomia.

Finito il lockdown a giugno torniamo dal senologo con cui stavamo facendo i controlli con il referto della risonanza curiosi di vedere la sua reazione che è stata “e che facciamo adesso?”. L’ecografia conferma la risonanza evidenziando un ulteriore miglioramento (i due focolai sono ora mai solo più 8mm e 12mm mentre i linfonodi risultano di dimensioni normali). Il senologo a questo punto pur confermando l’incredibile successo della terapia insiste che è arrivato il momento di fare l’operazione visto che la quadrantectomia è un’operazione molto meno invasiva.

A questo punto il dubbio un po’ ci viene e ne parliamo con il dottor Di Bella che ci consiglia a questo punto di andare avanti con la terapia convinto che a questo punto possa sparire tutto senza operazione e così decidiamo di andare avanti con la terapia.

Paradossalmente da qui in poi lo stato di salute inizia a peggiorare (figlia probabilmente dei tanti mesi di terapia massiccia) con i valori del sangue (soprattutto i globuli bianchi) in continuo sali e scendi, la glicemia sovente troppo alta e una fitta strana alla schiena. E così siamo costretti a fare diverse volte delle punture necessarie ad alzare i globuli bianchi che nonostante una corretta alimentazione sembrano non stabilizzarsi più.

A questo punto cresce in noi un po’ di paura anche perché a causa di questi problemi abbiamo rimandato un po’ troppo la Pet di controllo che il dott. Di Bella prescrive ogni 6/8 mesi e così arriviamo al fatidico controllo del 25 agosto (guarda caso il giorno prima del nostro 20mo anniversario di matrimonio) con un’ansia incredibile pur sapendo che per l’esito ci sarebbero voluti ancora alcuni giorni.

LA SORPRESA

E invece con mia immensa sorpresa la dottoressa si offre di refertare subito l’esame dato la mia giovane età e la distanza che abbiamo fatto in macchina. E non finisce qui perché durante l’esame mi viene ripetutamente chiesto da che lato avessi la lesione! Questo ovviamente mi ha fatto prendere un balzo al cuore ma non volevo illudermi e quindi attendere l’esito prima di esultare.

Quando io e mio marito abbiamo aperto la busta non potevamo crederci: “Lo studio PET risulta negativo per presenza di malattia”!!!

E così dopo aver riletto l’esito più volte per essere sicuri di non aver capito male abbiamo pianto di gioia in mezzo alla strada, a soli 10mesi dall’inizio della terapia il tumore non era più visibile alla PET!!!

Quando a settembre siamo tornati dal Senologo non poteva credere ai suoi occhi mentre leggeva il referto della Pet e dopo aver fatto un eco approfondita durata 20 minuti ha confermato di non trovare alcuna traccia di tumori né nel seno né nei linfonodi.

CONCLUSIONI

So che la remissione totale del tumore non significa essere guariti e che la cura non va abbandonata ma i risultati ottenuti mi riempiono il cuore di gioia e gratitudine verso il creatore e verso la famiglia Di Bella che ha dedicato tutta la vita al benessere altrui.

Ringrazio anche le persone stupende che fanno parte del gruppo supporto WhathsApp come Consiglia, Samantha, Carmen e Mario che tanto si spendono per aiutare le persone che soffrono.

A tutti quelli che si affacciano a questa cura dico non fatevi condizionare dalla disinformazione e dal pregiudizio costruito ad arte dal sistema e dai medici ma documentatevi, leggete i dati e le prove innumerevoli che ci sono a sostegno del metodo. Dalla mia esperienza vi posso dire che non è una passeggiata, non significa “prendere delle vitamine” come qualcuno sostiene in modo diffamatorio ma si tratta di una cura biologica che a differenza delle terapie tradizionali va alla causa del problema.

Non sarà facile, tanti cercheranno di scoraggiarvi, tanti vi metteranno dei dubbi, dovrete combattere anche contro voi stessi (la tentazione di variare la cura in autonomia per evitare gli effetti collaterali sarà alta) ma i risultati dipendono molto da quanto ci si attiene alla prescrizione e ne vale sicuramente la pena.

Il mio motto rispecchia in queste parole: “I limiti appartengono a menti che indossano la paura del giudizio”. Quindi informatevi sempre e scegliete cosa è meglio per voi. Buona guarigione e ogni bene a tutti voi.

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